STUDIO DI PSICOLOGIA E PSICOTERAPIA ROMA
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La Psicologia dei Colori

Oltre ad avere una proprietà fisica, il colore è soprattutto vissuto psicologico, dal quale scaturiscono i significati emozionali individuali e che trovano poi una loro espressione anche nelle diverse manifestazioni rituali, decorative e religiose. Nel corso degli anni, l’esperienza cromatica ha interessato diversi livelli di indagini psicologiche, suddivisibili schematicamente in tre principali periodi storici (Di Renzo, Widmann, 2005).

  • Il primo, che si estende dalla fine dell’Ottocento sino alla metà del secolo successivo, appartiene agli albori della psicologia scientifica ed è caratterizzato da esperimenti sulle associazioni verbali e ricerche in laboratorio volte ad indagare le risposte psicofisiologiche indotte dai colori.
  • Nel secondo periodo, invece, l’attenzione si è spostata maggiormente sull’utilizzo del colore quale utile strumento d’indagine psicometrica. Nel 1947, infatti, un giovanissimo Max Lüscher pubblicava il Lüscher Test, il più importante ed usato test sui colori, sviluppato sulla scia del Test di Rorschach al cui interno sono presenti anche le “risposte colore”.
  • La terza e più recente fase, infine, è caratterizzata dalla ricerca del colore come simbolo: in quest’ottica, esso non è più visto solamente come fattore significativo dell’attività mentale o come indicatore di tratti della personalità, ma diviene elemento dinamico che scandisce l’evoluzione della psiche, sia individuale che collettiva.

L’uomo, da sempre, proprio attraverso una dimensione simbolica riesce a rappresentare aspetti inconsci della propria percezione oppure ad esprimere vissuti che è impossibile comprendere completamente. Il simbolo, dunque, è spesso l’espressione più felice e completa che un’esperienza possa avere e per tale motivo secondo lo psicoanalista svizzero Carl Gustav Jung esso è la migliore formulazione possibile di un dato di fatto relativamente sconosciuto, la cui esistenza è riconosciuta necessaria. Un simbolo, dunque, esprime sempre molto più di quanto si possa comunicare verbalmente, come ci insegna un antichissimo aforisma cinese secondo il quale “l’immagine vale più di mille parole”. Per riuscire ad esprimere appieno le profondità di concetti attinenti alla gioia o al dolore, al sacro o al profano, al corpo o allo spirito, attingiamo dunque a tutto ciò che ci circonda, tra i metalli, nel regno animale, le figure geometriche, i numeri oppure attraverso i colori. Difatti, come scrive Magda Di Renzo [2001] " essi evocano esperienze primordiali, esprimono situazioni e stati d’animo attraverso una dimensione simbolica, esplicitano le caratteristiche di una cultura e parlano dell’inconscio “.
Elemento fondamentale dei colori (così come per qualsiasi altro simbolo) è “la regola delle opposizioni”, secondo la quale una stessa tonalità può avere valenze opposte, positive o negative, di luce o di ombra, a seconda dell’ambito e della situazione psichica in cui essa è inserita: ecco perchè il nero, ad esempio, colore soprattutto di morte e oscurità, può evocare anche un caos originario dal quale erompe nuova luce e vita oppure l’aggressività e la violenza del rosso può essere al contempo la stessa tonalità dell’amore e della passione.
Il colore, come si vede, è soprattutto vissuto psicologico, dal quale scaturiscono i significati emozionali che trovano espressione nei riti, nei miti, nelle varie tradizioni popolari o in quelle religiose. E se anche noi nostri sogni, nelle nostre fantasie o nei nostri gusti personali appare un colore, è utile chiedersi quale significato esso possa avere per la nostra vita. Considerando che nella psicologia junghiana il benessere mentale è dato dal “giusto mezzo” delle varie componenti psichiche, dal giusto equilibrio cioè tra il materiale e lo spirituale, tra l’estroversione e l’introversione, tra luci ed ombre, i simboli inconsci tendono a compensare un atteggiamento cosciente divenuto particolarmente rigido. Ad esempio, può essere il marrone della terra a richiamare la nostra attenzione su un’esistenza eccessivamente spirituale, oppure l’apertura all’esterno del giallo ben si adatta ad una persona che ha bisogno di aprirsi maggiormente alla vita così come, di converso, l’introspettivo blu in molti casi bilancia un periodo particolarmente movimentato. Ma non è tutto, poiché un colore, oltre a compensare una coscienza unidirezionale, può essere visto anche come una sorta di “fotografia” della condizione psichica dominante: un periodo anonimo e privo di sussulti troverà nella tonalità del grigio (e del suo grigiore) la sua espressione, mentre l’arancione del sole nascente e dell’inizio di un nuovo giorno, ci può accompagnare nei nostri periodi di crescita e di gioia.
Quello che segue, dunque, sarà un viaggio che proverà ad evidenziare in che modo le varie popolazioni vivano i principali colori ; esso sarà, a ben vedere, un viaggio intorno all’uomo.

 

Il Dott. Luca Coladarci è Psicologo-Psicoterapeuta a Roma, zona San Giovanni, Re di Roma, Pigneto, Tuscolana, Piazza Lodi. E' esperto di Ansia, Depressione, Attacchi di Panico, Disturbi Alimentari (Anoressia e Bulimia), Disturbi Sessuali Maschili e Femminili, Stress, Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Dipendenza Affettiva, Dipendenza Da Gioco D'Azzardo, Elaborazione Del Lutto, Bullismo, Cefalee, Disagi Relazionali, Mobbing e di tutte quelle situazioni esistenziali che tendono a limitare il libero fluire della vita.

“ Così la via delle selve è incerta sotto la luna
scarsa di luce quando nell’ombra
il cielo è scomparso, quando la notte
distesa di nero ha tolto i colori dall’aria”
( Virgilio, Eneide, Libro VI )

In numerose mitologie, il nero rappresenta l’oscurità delle origini, evocatore cioè di quell’informe e caotico vuoto primordiale che contiene, in potentia, tutto quanto verrà alla luce e acquisirà esistenza: in quella egiziana, ad esempio, il cosmo ha avuto inizio dal Nun, il caos primordiale, molto simile al Ginnungagap della mitologia nordica, al Te Bo Ma ("oscurità") della Micronesia o al Tempo del Sogno della cultura aborigena.

“ Dunque per primo fu il caos,
dal Caos nacquero Erebo e nera Notte,
e dalla Notte, a sua volta, L’Etere e il Giorno ”
( Esiodo, Teogonia )

Krishna balla su Kaliya,  manoscritto Bhâgavata-Purâna, 1640Il nero, dunque, contiene una potenzialità generatrice e feconda, un caos originario dal quale può erompere la luce e la vita. Come scrive lo psicoanalista svizzero Carl GustavJung, esso “ è il colore delle origini, degli inizi, degli occultamenti nella loro fase germinale, precedente l’esplosione luminosa della nascita.” (Jung, 1983), e da un punto di vista psicologico, ciò esprime in forma simbolica l’emergere del conscio dal buio dell’inconscio, perché se la luce appartiene alla coscienza, il buio è l’inconscio, poichè connesso all’ombra, all’oscurità, alla notte. Accanto al su esposto nero primordiale, grembo onnicomprensivo delle origini, esiste anche un nero del quale facciamo quotidiana ed universale esperienza nell’avanzare della notte, nello spegnimento di tutti i colori, nel nero della "privatio lucis". E’ questo il nero principalmente collegato alle tenebre e all’oscurità, che contraddistingue il segreto, le intenzioni subdole e malevole, i comportamenti occulti e insidiosi, il colore dell’Ombra,la parte inferiore e negativa della personalità […] l’aspetto pericoloso dell’oscura e irriconosciuta metà dell’uomo” (Jung, 1983). Di conseguenza, vengono sovente rappresentate con questa tonalità figure demoniache, tetre, minacciose, entità malefiche e distruttrici: nella mitologia induista, ad esempio, troviamo Kaliya, nero, velenoso e malvagio re-serpente, in quella egiziana Seth, il dio del deserto e assassino di Osiride oppure Lilith, che nell'immaginario popolare ebraico è una temuta creatura notturna. Il nero, inoltre, esprimendo la passività, la rinuncia, " il limite assoluto dove la vita finisce " (M. Lüscher), diviene anche colore di morte e lutto. Ma mentre quello bianco (come vedremo) ha soprattutto qualcosa di messianico, esprime cioè un’assenza da colmare, una mancanza provvisoria, il lutto del nero è principalmente connesso all’espressione del dolore rassegnato, all’angosciata morte senza ritorno, al lutto senza speranza:
Oh Tum! Che luogo è mai questo
nel quale sono appena giunto?
Ahimè! Io non trovo punto aria da respirare!
L’acqua vi manca!
Dappertutto io sento, né altro intuisco,
nelle tenebre profonde che mi circondano,
che precipizi e abissi !
Quale opaca oscurità!
[Libro dei Morti, cap CLXXV]

Anubi, tomba di TuthankhamonIl nero, dunque, carico di queste valenze diviene il colore delle potenze tenebrose ed oscure che governano nel regno dei morti, come Ade, Cerbero, il dio Anubi degli Egizi, il nero Yama della mitologia induista, la regina degli inferi mesopotamici Ereskigal o la dea Feralis ("dea feroce") della mitologa romana, colei che stabiliva l’ultimo istante di vita dell’uomo.
Ma così come l’Ombra caratteriale presente in ognuno di noi si può rivelare anche una inesauribile fonte energetica, allo stesso modo, accanto a questa tonalità mortifera, in diverse culture si affaccia un nero quale espressione di fecondità e potenze benevole: nell’antico Egitto, ad esempio, il nero era il colore della fertile terra lasciata dal Nilo dopo le inondazioni, il Kemet (secondo molti studiosi all’origine della parola al-kimiya, alchimia), mentre presso i Masai del Kenya, questo colore viene associato alle nubi gonfie che portano pioggia, diventando espressione di vita e prosperità. Tale significato, inoltre, è riscontrabile anche nelle narrazioni di Omero, dove le profondità dell’Oceano venivano descritte di colore nero poiché contenente il capitale di vita latente, la grande riserva di tutte le cose (J. Chevalier, A. Gheerbrant), oppure nella mitologia azteca, dove il dio della medicina Ixtlilton, "piccolo nero", usava una magica tlital, "acqua nera", come rimedio ai malanni.
Madonna nera di Einsiedeln, SvizzeraInoltre, in quanto colore di ciò che sta sotto la realtà apparente, il colore delle grotte e dell’oscurità della terra, il nero appartiene anche alle Grandi Madri delle mitologie, nelle loro ambivalenti significazioni di elementi trasformativi e dispensatrici oppure protettivi e divoranti. Tra quest’ultime, ad esempio, troviamo la dea egiziana Nekbet, raffigurata come un nero avvoltoio oppure la terribile Grande Madre Kali, " vestita di nero cupo come le dee della notte e adorna di mani e teste mozzate delle sue vittime, sta ritta sul cadavere di Shiva " (E. Neumann ). Al contempo, però, le buie profondità della terra possono divenire anche l’"oscuro grembo materno" (I. Riedel) dove nuova vita si sviluppa e trova vigore. Per tale ragione le Grandi Madri della fecondità sono spesso nere, come attestano Iside, Persefone o Demetra, le cui rappresentazioni, molto probabilmente, hanno dato origine alle venerazioni delle numerose Vergine nere presenti in tutto il mondo.



Il Dott. Luca Coladarci è Psicologo-Psicoterapeuta a Roma, zona San Giovanni, Re di Roma, Tuscolana, Pigneto, Piazza Lodi. E' esperto di Attacchi di Panico, Ansia, Depressione, Disturbi Alimentari (Anoressia e Bulimia), Disturbi Sessuali Maschili e Femminili, Stress, Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Dipendenza Affettiva, Dipendenza Da Gioco D'Azzardo, Elaborazione Del Lutto, Cefalee, Bullismo, Disagi Relazionali, Mobbing e di tutte quelle situazioni esistenziali che tendono a bloccare il libero fluire della vita.

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Lo Psicologo è un professionista laureato in Psicologia, abilitato alla professione ed iscritto all'Albo Professionale. Lo psicologo può fare diagnosi, valutazioni ed interventi di prevenzione e consulenza. 

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