La parola talento, invece, deriva dal termine greco tàlanton, dove nell’antica Grecia dapprima indicava “l’inclinazione dei piatti della bilancia” e che poi nel corso dei secoli ha acquisito il senso figurativo di inclinazione, ovvero di propensione e abilità naturale verso una determinata attività. La parola hobby, invece, deriva dall’inglese hobyn, termine con il quale nel 1400 si indicava un piccolo cavallo di razza irlandese. In seguito, con il termine hobby horse (ovvero piccolo cavallo) ci si riferiva ad un piacevole giocattolo costituito da un bastone che aveva il pomello proprio a forma di cavallo. E da ciò, successivamente, con l’abbreviazione di hobby si è passati ad indicare “un passatempo preferito”, cioè un’attività ricreativa a cui ci si lega fortemente. Ed infine, la parola passione vede riferirsi nel suo significato estensivo ad una forte tendenza per qualcosa, ad un intenso interesse verso uno specifico campo. Come si vede, dunque, al di là delle sfumature di significato, le numerose vocazioni, gli hobby, i talenti o le variegate passioni esprimono tutte un sotteso elemento psicologico comune: vale a dire un interesse che coinvolge con vigore l’intera personalità di un individuo, e che anche in tal modo riesce ad acquisire una sua specifica identità caratteriale.
Da un punto di vista psicologico, coltivare ed assecondare una inclinazione naturale si rivela sempre di fondamentale importanza ed utilità: difatti, dare ascolto ad una propria passione consente di riconosce esistenza al nostro “mondo interno”, cioè alla nostra stessa psiche, riconoscimento quanto mai utile per riuscire a trovare quel giusto equilibrio tra gli aspetti più esterni, materiali, con quelli più interni, psicologici, della nostra vita. L’apertura a questo mondo interno, quindi, può condurre ad una personalità più autentica, cioè più soggettiva e più vicina ai nostri tratti caratteriali specifici. Inoltre, aprendosi con fiducia al mondo interno e alle personali inclinazioni in esso contenute, in tal modo si riesce ad ampliare la propria personalità. Ed è per queste ragioni che secondo lo psicologo svizzero Carl Gustav Jung, aprirsi con fiducia alle proprie vocazioni personali può infondere nuova vitalità e vigore: “ E’ come se un fiume che si fosse perso in un braccio stagnante improvvisamente ritrovasse il suo letto e le sue acque tornassero a fluire, o come se si rimuovesse una pietra che soffoca un seme, cosicché il germoglio possa iniziare la sua crescita naturale. Avere una vocazione nel suo significato originario vuol dire essere guidati da una voce. La voce interiore è la voce di una vita più piena, di una coscienza ulteriore più ampia. ”Dott. Luca Coladarci | Psicologo Psicoterapeuta Roma | cell. 328.0333877 | e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | P. IVA: 02407730601
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